giovedì 31 maggio 2012

√ TERREMOTO: COLPA DEGLI IMMOBILIARISTI CATTIVI


Zone sismiche italiane - da eurometeo.com
La ricerca di eventuali responsabilità dei crolli e delle morti del terremoto in Emilia-Romagna è assolutamente legittima, e l'indagine della magistratura appare come un atto dovuto. Meno scontato, o meglio anzi scontatissimo l'esito del processo popolare che si sta celebrando sui media: il terremoto è colpa dei costruttori, degli immobiliaristi cattivi, che han tirato su i capannoni di cartone facendoli pagare a peso d'oro, e per forza poi che le fabbriche si sono sbriciolate. Dalli al palazzinaro insomma, qui in versione capannonaro senza scrupoli.

Ma le cose stanno davvero così? Pensate sia così facile, in una regione come l'Emilia Romagna, costruire infischiandosene delle prescrizioni di legge? Lasciando al doveroso accertamento caso per caso l'individuazione di eventuali responsabilità, un dato appare certo: le aree colpite dal sisma in Emilia sino al 2003 non erano classificate come zona sismica, quindi non era sin allora obbligatorio costruire con criteri antisismici. Come dichiarava in un'intervista al Corriere della Sera Alessandro Martelli, ingegnere dell’Enea di Bologna esperto di costruzioni in zona sismica:

"L’Italia è il Paese dell’Europa Comunitaria con il rischio sismico più elevato, e uno dei paesi industrializzati a maggior rischio sismico del mondo. Eppure, la prevenzione è iniziata solo nel 2003, con l’entrata in vigore della nuova normativa sismica e della nuova classificazione sismica del territorio italiano. Prima di quella normativa solo il 45% del territorio era considerato a rischio di terremoto, ora la percentuale è salita al 70%. E prima del terremoto dell’Irpinia, 1980, si riteneva a rischio solo il 25% del paese. Dopo anni di rinvii, la nuova normativa pone l’Italia all’avanguardia dal punto di vista dell’ingegneria sismica. Ma ancora oggi, oltre metà dell’edilizia italiana non garantisce un livello di sicurezza adeguato al territorio in cui è stata costruita".

Come ha commentato Oscar Giannino, "la norma è diventata coattiva solo dopo il sisma in Abruzzo del 2009 ma per le nuove costruzioni, non imponendo di fatto l’adeguamento sismico sul costruito ad eccezione di alcuni casi. La maggior parte delle scuole, palestre ed edifici pubblici ricadono nella medesima situazione. Questi sono fatti, non opinioni, di fronte ai quali il riflesso condizionato ostile all’impresa è invece partito di scatto. Perché è ideologico, non basato su fatti concreti e responsabilità individuate".

Va anche detto che in assenza di obblighi di legge, spesso prevale il fatalismo italico e la fiducia nello stellone. Anni fa un costruttore lombardo mi raccontava di aver edificato un building direzionale con criteri antisismici, e di averlo detto orgogliosamente a tutti i suoi acquirenti, effettivi e potenziali, dato che l'antisismico aveva comportato un aumento dei costi di costruzione - così mi disse - del 14 per cento. "Mi guardavano tutti con occhio vacuo facendo spallucce", concludeva con amarezza l'operatore, "non glie ne poteva fregare di meno". Chissà che i disastri non servano a risvegliare la sensibilità antisismica degli consumatori? Sarebbe un'amarissima lezione, ma si sa che in Italia per muoversi deve sempre esserci scappato il morto prima. E' possibile che di questi temi si parli solo ora che si piangono le vittime emiliane? L'Aquila non era bastata?

Mentre si avvia una riflessione sulla messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare consolidato (una rivoluzione epocale con un impatto economico impressionante), un dubbio però ci rimane. Guardate la classificazione sismica italiana aggiorntata al 2012: l'area terremotata in Emilia vi pare tra quelle ad alto rischio? In altre parole: c'è da fidarsi degli attuali parametri di sismicità?

Giuliano Olivati
Presidente Fiaip Bergamo
Delegato Cultura e Formazione Fiaip Lombardia





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