mercoledì 8 maggio 2013

#bergamo, ospedali riuniti: il sonno dell'#immobiliare genera mostri


«Flop annunciato
Ma ora non si svende»

Due cordate interessate, poi alla fine niente offerta
«Servivano almeno 100 milioni per iniziare»

Un flop annunciato.
Antonio Rognoni,
direttore generale
di Infrastrutture
lombarde, la società della Regione che si occupa della valorizzazione del patrimonio immobiliare e anche
della vendita degli ospedali Riuniti, non ha dubbi: «L’asta deserta? Ampiamente annunciata
perché il mercato non c’è più».

Tutto previsto quindi?
«Il mercato è morto, non riusciamo più ad avere interlocutori. Anche chi si dimostra interessato si arrende all’evidenza,
al fatto che non si riesce ad accedere al credito. Le banche non
danno più i soldi che servono.
Tra quello che devi dare a noi e
quello che serve per fare l’operazione alla fine uno deve mettere 200 milioni, dico una cifra,
vai in banca ne chiedi almeno la
metà, ma non ti danno neppure
quelli».

Quanti ne servivano per i Riuniti?
«L’investimento minimo per
partire era di 100 milioni, poi
magari iniziavi a vendere e l’operazione poteva reggersi economicamente».

Troppi 75 milioni come base d’asta?
«Sono tanti soldi perché le banche non fanno più prestiti».

Eppure qualcuno si era fatto avanti?
«Sì, manifestazione di interesse
ci sono state. Due interlocutori
che hanno approfondito la documentazione e visitato l’area.
Fino a qualche settimana prima
della scadenza del bando avevamo la speranza che l’operazione
potesse andare in porto. Poi con
l’avvicinarsi della data è venuta
meno perché nessuno si è più
fatto vivo. E a mezzogiorno di
ieri abbiamo avuto la certezza».

Chi aveva sondato il terreno? Un
imprenditore, una cordata?
«Diciamo due operatori del
mercato nazionale».

Il Comune ora non vedrebbe male
l’ipotesi frazionamento in più lotti.
E voi?
«Non voglio fare polemiche, ma
non è un’ipotesi percorribile
perché frazionare vuol dire correre il rischio di avere destinazioni non più omogenee rispetto alle previsioni del Piano di
governo».

Abbasserete il prezzo?
«Non possiamo andare al ribasso. Suggeriremo alla Regione di
non fare un’asta al ribasso, altrimenti svenderemmo quell’area».

Ma se non si frazionerà e non si andrà al ribasso, quale può essere la
soluzione?
«Fermo restando che non possiamo prescindere da un’asta,
ora dovremo fermarci a ragionare e capire come arrivare a un
risultato positivo. Avevamo immaginato anche un fondo immobiliare regionale, ma avremmo avuto gli stessi problemi con
un mercato che è nullo. Dobbiamo trovare un interlocutore
forte sotto il profilo finanziario».
Resta sul tavolo il problema dei
prossimi mesi, della gestione intermedia dell’immobile in attesa di un
acquirente.

«Faremo tutto il possibile per
garantire la sorveglianza e mettere in sicurezza l’area, evitando che ci possano essere intrusioni».
Sempre il Comune spinge perché altri enti e istituzioni occupino gli
spazi del vecchio ospedale in via
temporanea sull’esempio di quanto fatto con l’Anagrafe nell’ex Cups?
«Ho letto e dovremo approfondire la questione. Ma alla base
c’è anche un problema economico, se poi chi entra non paga
l’affitto (l’Anagrafe è in comodato gratuito ndr). La Regione
aveva previsto di coprire i 76 milioni di euro di costi anticipati
all’Azienda ospedaliera per la
costruzione del nuovo ospedale
con gli introiti della vendita di
largo Barozzi. Se dobbiamo occupare tutti gli spazi con funzioni pubbliche chi glieli torna i
soldi alla Regione?».

E quindi?
«Lavoreremo per trovare una
soluzione in tempi rapidi. Il problema è che non stiamo vendendo nulla da nessun parte, non
solo a Bergamo. E non è che
cambiando il direttore generale di Infrastrutture lombarde si
risolve il problema...».

Una stoccata? Un sassolino tolto dalla scarpa visto il cambio di
guida in Regione? «No, ci mancherebbe. Solo una battuta...».■
Vanessa Santinelli

L'eco di Bergamo 9/5/13

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